plici ipotesi. Ricorda dunque lo studioso che la Regina Cristina, venuta a conoscenza di un segreto, atto a dare maggiore veemenza alle artiglierie, lo comunicò alla Repubblica di Genova. Il Doge ed i Governatori, in data 23 giugno 1684, ringraziavano con lettera la Regina della preziosa comunicazione, e promisero di darle una prova concreta della loro riconoscenza: "maiora in diem obsequentissimae nostrae devotionis argomenta exhibituri". Poiché nulla sembra risultare circa i doni inviati dalla Repubblica di Genova alla Regina per sciogliere il debito cui si riferisce la lettera, non si può escludere che tra essi fosse anche il famoso manoscritto sulle famiglie liguri, che è difficile altrimenti spiegare come fosse giunto in sue mani. Si potrebbe obiettare sulla singolarità del dono, non si trattava di una amena lettura per una Regina ma Cristina di Svezia era notoriamente una così appassionata raccoglitrice di documenti, da abbandonarsi una volta a scortesi molestie verso la Duchessa di Savoia per il possesso di un manoscritto. Fra i doni della Repubblica di Genova la voluminosa raccolta dové quindi giungere particolarmente gradita al-suo cuore. A parte la verità o meno di questa versione, più del modo con cui la raccolta pervenne nelle mani della Regina interesserebbe conoscere la data e l'autore del documento. Né l'una né l'altro sono indicati nel manoscritto. Bisogna quindi procedere per via di ipotesi e di induzioni. Innanzi tutto, benché il catologo della Biblioteca Vaticana attribuisca il volume al secolo XVI, il che val quanto dire al cinquecento, occorre collocarne la compilazione in un'epoca meno remota. Nessun dubbio infatti, che il codice, che appare scritto da una stessa mano, costituisca un esemplare bellissimo di paleografia secentesca. Su questo punto difficile sarebbe affacciare dei dubbi giustificati. E' a tutti noto infatti che la scienza paleografica, se così può chiamarsi, è assolutamente sicura nell'individuare l'età delle antiche scritture. E' assai più difficile distinguere un documento autentico da uno apocrifo che ingannarsi sui caratteri essenziali della scrittura a mano dei diversi secoli, caratteri assai vari, da un secolo all'altro Nel caso attuale, che il manoscritto appartenga al seicento è dimostrato dalla grazia già un po' barocca di certi svolazzi e ghirigori. Ma c'è un
altro elemento che ha un valore decisivo. Se la raccolta reca per la maggiore
parte delle famiglie, notizie e dati che si arrestano alla metà del
cinquecento (e questo può spiegare come, tenendo conto dell'epoca cui si
riferiscono le notizie, il catologo abbia attribuito senz'altro la collezione
a questo secolo), d'altro canto non mancano fogli relativi a famiglie le cui
notizie si spingono fino alla soglia del seicento. Questo basta perché si
possa su tale punto concludere che il compilatore viveva ed attendeva al suo
lavoro nel seicento. |