PENSIERI OZIOSI
DI UN OZIOSO COGOLETESE FORESTO
Pensieri oziosi di un ozioso cogoletese foresto, interista,
unionista e socialista – 7 settembre 2006
TUTTI PER COGOLETO” CHIEDE AL SINDACO:
Pensieri oziosi di un ozioso cogoletese foresto, interista,
unionista e socialista – 7 settembre 2006
Nel frattempo agli attributi di ozioso, cogoletese e foresto ho aggiunto quelli di interista, socialista e unionista in modo che sia ben chiaro da che parte sto (e, tra l’altro, così fino al n.6 sono a posto con gli aggettivi). Allora, ricapitolando: ozioso nel senso di non professionalmente coinvolto, tranquillo e riflessivo, cogoletese in quanto ormai dei miei 61 anni di vita ben 32,5 sono trascorsi a Cogoleto ed altri 5 tra Varazze (collegio dei salesiani e vacanze estive) e Genova (lavoro da Renzo Piano) e fa un totale del 63%, foresto in quanto sono nato a Villasanta (Milano) di madre Arcorese e ci ho vissuto con qualche pausa sino ai 24 anni (allora il Berlusca abitava in qualche borgata di periferia milanese e faceva lo chansonnier sulle navi da crociera e noi della Brianza questi ricchi “pervenu” non è che li sopportiamo tanto!), interista da sempre, perché, come in ogni buona famiglia brianzola se il padre è milanista il figlio è interista e viceversa, unionista perché mi sono dato da fare per costruire, da buon socialista, una lista unitaria di centrosinistra “uniti per cogoleto” con Sindaco Zanetti, ma questo non vuol dire che mi sono bevuto il cervello o che ho portato il cervello all’ammasso o che non tengo in nessun conto le altre forze politiche. Sono coerente col programma che ho firmato e per questo parlo di tutto in modo molto libero e coerente. Disturbo? Mi spiace ma non è colpa mia!
La sede del Genoa Cricket and Football Club è stata trasferita a Pegli-Multedo nel 2005, accorpando campo di allenamento e sede sociale per evidenti ragioni di funzionalità. La villa Lomellini-Rostan-Reggio fu costruita nella 2° metà del XVI° sec. e, in seguito, Agostino Lomellini, doge della Repubblica di Genova nel biennio 1760-62, affidò la progettazione del parco adiacente all'architetto paesaggista Emanuele Andrea Tagliafichi progettista anche del Parco e della facciata di Villa Rosazza (o dello Scoglietto) a Di Negro. La proprietà passò poi ai Rostan che nel 1871 aggiunsero la chiesa e, infine, ai Reggio ai primi del Novecento. Dal punto di vista artistico risultano particolarmente interessanti le decorazioni dei saloni (affreschi di Bernardo Castello) mentre gran parte dei giardini sono stati sacrificati nel 1950 proprio per costruire il campo di calcio. Il Genoa Cricket & Athletic Club, fondato a Genova il 7.9.1893 in una sala del consolato britannico di Genova da rappresentanti della borghesia mercantile inglese, fu trasformato il 2.1.1899 da James Richardson Spensley in Genoa Cricket and Football Club. Poiché il Genoa è stata la squadra vincitrice dei primi scudetti del campionato italiano, è una delle più conosciute al mondo ed ha tifosi dovunque. Dalla fondazione ad oggi ha vinto 9 scudetti (1898, ‘99, 1900, ‘02, ‘03, ‘04, ‘14/15, ‘22/23, ‘23/24), decine di trofei e coppe tra cui una Coppa Italia (‘36/37). Nonostante la diffusa opinione che al Genoa tocchi la primogenitura del calcio professionistico in Italia questa opinione è sempre stata contrastata. Molte delle società calcistiche che furono protagoniste degli albòri del calcio moderno erano nate come società polisportive con diverse sezioni per le diverse discipline sportive praticate dai soci (atletica leggera, ginnastica, waterpolo, cricket, ecc.). Le antagoniste del Genoa sono: la Reale Società Ginnastica Torino 1844 o l'Internazionale Torino, assorbita dal Football Club Torinese che vanterebbe la fondazione - non documentata - nell'anno 1891 e documentata nel ‘97, l’Unione Sportiva Pro Vercelli Calcio nata come Società Ginnastica Pro Vercelli nel 1892 e solo nel 1900 con una sezione dedicata al calcio. A indicare con precisione la data di nascita della società del Genoa è un documento: si tratta di un libro mastro a partita doppia recante la firma del Console inglese a Genova Sir Charles Alfred Payton. L'estate del 1893 stava volgendo al termine, era il 7 settembre quando, in via Palestro n.10, interno 4 nelle sale del consolato britannico, si riunì un gruppo di 9 inglesi presieduti da Charles Alfred Payton, baronetto dell'Impero Britannico e Console Generale di S.M. la Regina Vittoria di Inghilterra a Genova, per ufficializzare l’esistenza di un circolo che, da oltre un anno, svolgeva attività sportive: il Genoa Cricket and Athletic Club. Genova, con l'apertura del Canale di Suez, era diventata, a livello internazionale e nel mediterraneo in particolare, un importante porto commerciale attirando molte compagnie straniere. Gli inglesi erano particolarmente numerosi e amavano praticare le loro tradizionali attività sportive gareggiando spesso con gli equipaggi delle navi che facevano scalo in porto. Il terreno di gioco era a Sampierdarena e si giocava regolarmente al sabato. Dopo 3 anni (1896) si unì al gruppo la figura più importante della storia del Genoa CFC ed una delle più importanti del calcio in Italia, ovvero James Richardson Spensley: un medico giunto per curare gli equipaggi delle navi carboniere, ma celebre in quanto è stato lui ad impostare a Genova una squadra di calcio moderna sulla falsariga delle più antiche società inglesi e a lui si deve l’inserimento nello statuto della regola per consentire l'ingresso di soci italiani, rafforzando anche in questo modo una squadra che già praticava un buon calcio. E sempre per iniziativa di Spensley il 2 gennaio 1899 il club prese il nome di Genoa Cricket and Football Club e cambiò anche il campo di gioco. Veniva lasciato l'insufficiente campo della piazza d'Armi di Sampierdarena per uno nuovo a Ponte Carrega, in uno spazio utilizzato dalla Società Ginnastica Colombo come pista velocipedistica. Le squadre allora esistenti, oltre al Genoa CFC, erano: la Società Ginnastica Torino (del Cavalier Bertoni), la Juventus (squadra del liceo M.D'Azeglio), l'International Football Club di Torino (o più semplicemente Internazionale) (capitanato da Savage) e il Football Club Torinese (del Marchese Ferrero di Ventimiglia), l'Unione Pro Sport Alessandria, il Football Club Liguria. La prima amichevole che il neofondato Genoa disputò fu contro il fortissimo Football Club Torinese, il 6 gennaio 1898, a Ponte Carrega, davanti a 208 spettatori. Il punteggio finale fu di 1-0 per la società torinese. La rivincita ci fu il 9 marzo 1898 a Torino e il Genoa vinse per 1-0. La fase finale del primo campionato venne disputata in una sola giornata l'8 maggio - sempre nel '98 - nell'ambito dei festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale ed ebbe luogo al Velodromo Umberto I di Torino. Giocarono solo le squadre che durante l'anno si erano dimostrate imbattibili. Con un girone a 4 squadre si arrivò alla finale Genoa-Internazionale Torino, vinta ai tempi supplementari con il "golden goal" messo a segno dall'ala sinistra genoana Leaver. La società si portò a casa una coppa offerta dal duca degli Abruzzi ed a ciascun giocatore fu consegnata una medaglia d'oro stile rococò. Il simbolo tangibile della vittoria del campionato furono proprio le medaglie rococò. Di vero e proprio scudetto si parlerà soltanto nel 1924 e sarà il Genoa, ancora una volta, la prima squadra ad appuntarselo sulle maglie.
SANT’ERMETE – PATRONO DI SCIARBORASCA - Il nome di Ermete deriva dal greco Ermés e significa "annunzio". Ermes per i greci e Mercurio per i romani, sono le divinità più complesse dell'antichità. Oltre a proteggere i commercianti e i viaggiatori, Ermes era anche il protettore dei ladri e delle greggi. L'onomastico è tradizionalmente festeggiato il 28 agosto in onore di Sant'Ermete martire romano nell'anno 116. Il corpo si vuole traslato nell’829 da papa Gregorio IV a S. Marco Evangelista in Campidoglio. Nel XVIII° sec. si veneravano alcuni resti nelle chiese di S.Alessio e S.Clemente, un suo braccio si esponeva a S.Maria Maggiore. La reliquia di un dito, traslata in Francia, operò diversi miracoli. Sant'Ermete, uomo illustre, posto prima in prigione, quindi, insieme a moltissimi altri, ucciso colla spada, fu martirizzato per ordine del Giudice Aureliano. In Italia il culto di Sant'Ermete è molto diffuso, ma si avverte una certa difficoltà a rappresentarne l’immagine ed a raccontarne la vita. Nelle rappresentazioni iconografiche Ermete appare sempre vestito con indumenti militari; è un guerriero romano, destinato sempre alla vittoria ed alla pace del trionfo, ma la sua identificazione con un Prefetto della Roma imperiale deve essere corretta, a seguito di importanti reperti archeologici. Si tratta comunque di un importante funzionario della Prefettura di Roma, e la sua morte, avvenuta col martirio, deve essere spostata al 3° secolo. Si spiega anche così la mancanza di notizie certe e la scarsa diffusione della sua leggenda. Un altro sant'Ermete, che si sa martirizzato con Efrem dagli ariani in un periodo di poco posteriore al 356 e vissuto in un monastero dell'alto Egitto, è celebrato, in un’altra festività, il 4 gennaio. Anche i fuochi di Sciarborasca erano belli ma non li ho visti (o meglio ho visto i bagliori mentre salivo in macchina verso le 22), perché la gente di Sciarborasca non è più rocciosa come una volta, adesso si spaventano di 4 gocce d’acqua, richiudono i cristi nelle loro cassette e sparano i fuochi più di un’ora prima dell’orario previsto e così alle 23 tutti a nanna, senza neanche più i petardi che i ragazzotti come Mauro, Carlo e Vittorio sparavano per spaventare le ragazzotte!!!
SAN ROCCO – PATRONO DI PRATOZANINO - San Rocco laico - Montpellier (Francia), sec. XIV° – nato il 16 agosto di un anno imprecisato tra il 1345 e il ‘50. Le fonti su di lui sono poco precise e rese più oscure dalla leggenda. In pellegrinaggio diretto a Roma dopo aver donato tutti i suoi beni ai poveri, si sarebbe fermato ad Acquapendente, presso Viterbo, stabilendosi nel lazzaretto, per curare i malati di peste e facendo guarigioni miracolose che diffusero la sua fama. Peregrinando per l'Italia centrale si fermò a Cesena e a Rimini per altre epidemie e si dedicò ad opere di carità e di assistenza promuovendo continue conversioni. Giunto infine a Roma, vi rimase 3 anni, passando da un ospedale all’altro. Anche il ritorno a Montpellier è interrotto da un’epidemia di peste, scoppiata a Piacenza. Rocco vi si ferma e viene contagiato. Allora si trascina sino ad una capanna lungo il fiume Trebbia convinto di morirvi in solitudine, ma ecco entrare in scena il cane, che tanti artisti dipingeranno al suo fianco. Qui però non sembra il caso di ricorrere a miracoli: secondo la sua natura, il cane attira l’attenzione del padrone (il nobile Gottardo Pollastrelli) sullo sconosciuto giacente nella capanna. Così Rocco, soccorso e curato dal padrone del cane, si ritroverà guarito. Tornato a Montpellier, però, nessuno lo riconosce: viene scambiato per un malfattore o per una spia e, finito in carcere, vi resta per 5 anni, fino a morirvi a soli 32 anni. Invocato nelle campagne contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali, il suo culto si diffuse straordinariamente nell'Italia del Nord, legato in particolare al suo ruolo di protettore contro la peste. E’ patrono degli invalidi, e dei prigionieri (e sarebbe perciò interessante sapere se il suo patronato a Pratozanino è precedente o successivo al sorgere dell’Ospedale Psichiatrico (1.800 invalidi-prigionieri da proteggere). NATIVITA’ DELLA BEATA VERGINE MARIA – TITOLARE DELLA CHIESA PARROCCHIALE - Quella dell’8 settembre “natività della Beata Vergine Maria” è una delle molte feste dedicate alla Madonna dal calendario liturgico: Immacolata concezione della Santissima Vergine | Purificazione della Santissima Vergine | Apparizione dell'Immacolata Vergine Maria | Annunciazione della Vergine Santissima | Festa di Maria Ausiliatrice | Festa della Beata Vergine Maria Regina | Visitazione della Santissima Vergine | Commemorazione della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo | Madonna della Neve | Vigilia dell'Assunzione di Maria Santissima | Assunzione della Beata Vergine in cielo | Festa del Cuore Immacolato di Maria | Il Santo Nome di Maria | Festa dei Sette Dolori della Beata Vergine | Madonna della Mercede | Festa del Rosario | Maternità della Beata Vergine | Presentazione di Maria SS. al Tempio: ecco perché quella furbacchiona della signora Ciccone si è scelto MADONNA come soprannome, così ha 19 sopraonomastici l’anno.
Ho sempre letto con grande attenzione il “Bestiario Ecologico” del Prof. Santino Bruzzone sul vero giornalino di Cogoleto “COGOLETONEWS” (non questo volantone del mercato del giovedì) ed ho anche visitato, una decina di giorni fà, con grande attenzione, la mostra fotografica storica organizzata nei giardini ex-Tubi Ghisa dal Circolo ARCI “M.Merlo”. Conversando con alcuni degli organizzatori (Bruzzone, Cristofanini, Fantini) commentavo che l’impressione che ne avevo ricavato era di un paese cresciuto in modo piuttosto disordinato, senza un’identità né un destino precisi. Le due cose insieme mi hanno portato a riflettere ed a considerare che il nostro Regolamento Edilizio e le Norme Tecniche di Attuazione del nostro Piano Regolatore sono stati, negli ultimi 15 anni, spesso oggetto di modifiche e varianti, il più delle volte per consentire soluzioni tecniche o volumetriche altrimenti impossibili, insomma, fondamentalmente per “deregolamentare” e rendere più facile la vita ai progettisti e ai costruttori, indipendentemente dal destino del paese. Personalmente ricordo la prima di queste varianti (più di 15 anni fà) con la quale si diminuì la superficie minima del lotto di terreno necessario per costruire una casa per coltivatori in zona agricola. Il Prof. Bruzzone, allora, ci accusava di durezza dirigistica perché non lasciavamo fare le casette nella valle tra Lerca e Sciarborasca (chissà se ne è convinto ancora). Se non sbaglio la prima volta che Cola, indirettamente, gli diede ragione si passò da 10.000 mq. a 7.000 mq. perché un coltivatore dei Maxetti potesse farsi la casa accanto ai suoi campi coltivati e poi più tardi si passò a 4.000 mq. per qualche altro caso particolare consentendo anche il trasferimento dell’indice da lotti non contigui entro una distanza di 500 m. o 1 km. (non ricordo). Fino a che praticamente tutti quelli che hanno un terreno in zona agricola si possono fare una casa indipendentemente dalla coltivazione di un terreno di grandezza sufficiente a giustificare l’insediamento, come sarebbe ragionevole per una destinazione agricola (tanto si trova sempre un agronomo che redige un piano colturale che dimostra che su un francobollo di terra può vivere una famiglia). E invece bisogna guardare anche al futuro del nostro ambiente. Non mi risulta (e sarò lieto di essere smentito) che mai le modifiche o le varianti abbiano introdotto novità utili ad adeguare le regole al progresso della scienza (in particolare con riferimento agli studi ecologici ed all’architettura biologica).
Con riferimento agli studi ecologici ed all’architettura biologica e per accendere il dibattito in vista della redazione del nuovo PRG (che adesso si chiama PUC: piano urbanistico comunale) indicherò 2 argomenti tratti dalle norme del PRG di Albinea (una cittadina in provincia di Reggio Emilia – il primo che mi è capitato su internet) ma che sono presenti in molti regolamenti di diverse regioni e province d’Italia (Regione Lombardia e Piemonte, comuni di Cuneo, Perugia, Milano, Pescara, Modena, Palermo, Bologna, Roma, Monza, ecc. ecc.):
Ip = Indice di permeabilità (%) – L’indice di permeabilità è il rapporto percentuale tra terreno permeabile e totale dell’area di intervento. Si usano valori del 20%-25%-30% – MOLTO UTILE PER LA FALDA ACQUIFERA E PER EVITARE PROBLEMI IDROGEOLOGICI QUANDO PIOVE.
Da = Indice di densità arborea - Numero di alberi da piantare per ogni metro quadrato di superficie di intervento. Si usano valori di 1 albero ogni 100 mq. – MOLTO UTILE PER RENDERE PIU’ GRADEVOLE E RESPIRABILE L‘ARIA.
Si faccia attenzione che i due indici sono indipendenti tra di loro e mentre il secondo è compatibile col primo e giova solo alla qualità dell’aria (come dimostrano i vasconi di terra che possono ospitare alberi d’alto fusto sopra le autorimesse interrate) il primo consente oltre all’impianto di alberi d’alto fusto, la traspirazione del suolo (aria ed acqua) e l’equilibrio idrogeologico del suottosuolo. Il parametro della permeabilità dei suoli urbani è stato finora poco usato in urbanistica, in Liguria (sarà per via dei suoi sottosuoli serpentinosi quasi impermeabili), mentre è molto diffuso, ormai da una decina d’anni, in quasi tutte le altre regioni. Questo indice rappresenta un fattore decisivo per l’effettiva integrazione tra urbanistica ed ambiente. Gli abitati, anche nei piccoli centri, per garantire migliori condizioni ai loro abitanti, devono godere delle 3 risorse fondamentali dell’ambiente: il suolo, l’aria e l’acqua e soprattutto garantirne la “rigenerazione” ed evitarne lo “spreco”. La permeabilità dei suoli abitati consente sia la rigenerazione della falda (bilancio positivo del sistema idrogeologico del territorio), sia la rigenerazione dell’aria, attraverso l’incremento della vegetazione, sia una maggiore difesa del suolo. Inoltre la permeabilità dei suoli nei centri abitati ha un forte rapporto con il sistema infrastrutturale delle fognature bianche (acqua piovana) e nere (liquami). La frequenza dei dissesti di carattere ambientale dovuti alle piogge è direttamente legata al processo di continua impermeabilizzazione del suolo e al sovraccarico di quantità di liquidi da smaltire per le fognature e per i depuratori. L’impermeabilizzazione del suolo fa sì che vi si convoglino grandi quantità di acqua (si spiegano anche così certe “strane” inondazioni a Cogoleto negli ultimi anni - non è che piove di più è che si deve smaltire una ben maggiore quantità d’acqua se non la assorbe il terreno permeabile e così le fognature vanno in crisi). Il verde ottenuto con l’applicazione dell’indice di permeabilità riguarda aree da sistemare con alberi ed arbusti indispensabili per garantire la qualità ecologica dei nuovi insediamenti. Nel vecchio PRG di Cogoleto era prevista una destinazione d’uso: “verde privato”, ma solo come vincolo per mantenere i giardini esistenti. L’introduzione di un nuovo parametro (l’indice di permeabilità appunto), sia per i nuovi insediamenti che per quelli esistenti, indica la possibilità di destinare una parte della superficie degli interventi a verde con alberi ed arbusti. Tutte queste considerazioni mi sono venute in mente constatando che molto spesso quando si interessano nelle opere di ristrutturazione di vecchi edifici o se si costruiscono nuovi edifici sui verdi privati o pubblici o sulle aree per servizi di interesse collettivo esistenti nel vecchio PRG si “cementifica” o meglio si “impermeabilizza” letteralmente il territorio. Per esempio (solo perché è sotto le finestre della casa di mia figlia): il giardino del “villino” delle Suore di Via Gioiello. Non è rimasto un solo mq. davanti al villino in cui l’acqua piovana vada verso il centro della terra, tutto “impermeabile” come se dovessimo proteggere il centro della terra dall’acqua e invece no, sarebbe meglio che il centro della terra respirasse e si bagnasse: o mi sbaglio? E speriamo che si salvi almeno il giardinetto di agrumi sul retro. Temo che lo stesso avverrà, se mai sarà approvato il progetto, nei 950 mq. del previsto albergo dell’Isorella (950 mq. di terreno, 950 mq. di impermeabilizzazione), come se gli stessi operatori ed amministratori non avessero già impermeabilizzato a monte tutto il verde sotto via Prino per una trentina di metri di larghezza (i parcheggi pubblici, l’autorimessa e le case). E si noti che parlo di impermeabilizzazione anche quando sopra il cemento si fanno vasche di terra con alberi in vaso o aiuolette. Spesso, infatti, con la scusa che tanto con 40-50 cm. di terra sopra le costruzioni si può fare un giardino si “soffoca” tutto. Quelli non sono giardini sono vasche: la permeabilità è un’altra cosa. Spero di essermi spiegato. I giardini pensili di Babilonia erano belli e davano ossigeno ed aromi ai babilonesi ricchi, ma ai piedi della torre scrosciava torrentizia tutta l’acqua non altrimenti captata.
E già che ci siamo facciamo un po’ di filosofia ecologico-urbanistica. Per le nostre città (come Genova), ma anche per i nostri piccoli paesi (come Arenzano, Cogoleto e Varazze), sarebbero da applicare 3 fondamentali strategie urbanistiche per la sostenibilità (ho l’impressione che ci sia bisogno di un po’ di ripasso della teoria urbanistica per i nostri vecchi amministratori più che per i nuovi) – IL RIUSO DEGLI INSEDIAMENTI DISMESSI E’ RIUSO NON RIGONFIAMENTO!!!: 1. la esclusione di nuove espansioni dell’abitato, con il riuso degli insediamenti dismessi (industriali, ferroviarie, militari, servizi obsoleti, agricoli), la tutela delle aree produttive agricole – vedi OPP, Tubi Ghisa, Stoppani, Valle di Lerca (o delle cotogne come dice Nicola Rossi parlando di Codoledo) (che bisogno c’è, come si è fatto, che quando si riusa un insediamento dismesso se ne debba fare un 30% in più?); 2. la compatibilità ambientale ed ecologica del sistema infrastrutturale, con sistemi di mobilità urbana basati su mezzi non inquinanti e non energivori (il "ferro", compatibilmente con la dimensione della città); l'aumento della rete ciclopedonale; la "ambientazione" delle infrastrutture; l'ammodernamento del sistema fognario e di depurazione e la sua correlazione alla trasformazione urbana; il controllo delle reti energetiche e delle telecomunicazioni; 3. l'applicazione dei principi per la rigenerazione ambientale (acqua: massima permeabilità dei suoli urbani e parallela attenzione alla vulnerabilità degli acquiferi, aria: riduzione dell'inquinamento da traffico, limitazione dei carichi urbanistici e aumento della biomassa, suolo: disinquinamento preventivo dei suoli contaminati, recupero e rinaturalizzazione di quelli degradati – vedi Stoppani e Tubi Ghisa (un bravo al super Assessore Roberto Pansolin che ha fatto in modo che la Provincia fermasse la discarica al Molinetto fino a che non fanno la gronda, sarebbe il colmo che per disinquinare a Lerone ci ritrovassimo, dopo un acquazzone, inquinato tutto il Molinetto!!!.
Sento spesso parlare di “cementificazione” a sproposito. “Cementificare” non è l’equivalente di “costruire” è “costruire senza senno”, come purtroppo è avvenuto in passato (mi riferisco agli anni ‘60-’70) e come avviene troppo spesso di nuovo a Cogoleto da una quindicina d’anni a questa parte! Attribuisco d’ufficio una medaglia al valore urbanistico al proprietario del box costruito in aderenza alla torre di avvistamento dei Chiappe (creando un accesso ulteriore al giardino ha levato un posto auto pubblico, ma in compenso ne ha creati 2 privati (uno al coperto ed uno dentro il suo giardino e non ha impermeabilizzato il suolo frontestante all’autorimessa (niente bitume ma ghiaino)), complimenti! La medaglia vale fino a che non penserà di metterci il bitume o il cemento (spero di no anche se le erbacce sono una tentazione immagino). Invece una medaglia di legno al disvalore urbanistico a chi l’urbanistica l’ha governata in tutti questi anni badando più agli indici volumetrici che ai problemi di “cultura” ambientale. Sarebbe interessante verificare di quanto si è impermeabilizzato il nostro suolo negli ultimi 35 anni. Aggiungo poi che il nostro paesaggio sta progressivamente deteriorandosi e sempre più assomigliando al deserto nelle zone percorse dagli incendi o oggetto di attacchi fitoparassitari (non sempre è colpa della “cementificazione”) ed anche per questo bisognerà che, prima o poi, chi si occupa di urbanistica nel nostro Comune se ne faccia carico. Personalmente l’ho fatto presente da oltre 5 anni. Nel pubblicizzare la propria “Mari e Monti” (che si svolgerà sabato 9 e domenica 10 pp.vv.) il Comune di Arenzano dice della roccia prevalente nelle nostre montagne: “Il nome scientifico della roccia è serpentinite e rappresenta le ofioliti dopo il loro processo di metamorfismo. Questo tipo di roccia non è adatto alla vegetazione; per questo motivo la flora tipica dei luoghi è macchia mediterranea e pini. Grazie alla sua adattabilità il pino marittimo cresce persino sui suoli aridi delle ofioliti. Recentemente il Corpo Forestale dello Stato e il Comune di Arenzano hanno sviluppato un programma per il rinnovo della vegetazione. A causa dei parassiti che negli ultimi anni hanno distrutto intere pinete, si va gradualmente sostituendo il pino con il leccio che presenta la stessa adattabilità dei pini, ma non è così vulnerabile ai parassiti nè aggredibile dagli incendi come il pino.”. A Cogoleto non facciamo niente? Eppure i problemi sono gli stessi.
Credevo che il disimpegno dopo la sconfitta elettorale fosse il motivo per cui la bacheca della Lega Nord è rimasta desolatamente vuota e lo è tuttora. Invece è per motivi tecnici in conseguenza di un attentato alla proprietà privata (la bacheca appunto)! Avevo immaginato, con la mia fantasia maliziosa, “raid politici” di malintenzionati avversari e invece ho saputo che è stato “solo” un ubriacone molesto. Chiunque sia stato non credo che siano sopportabili questo genere di cose perché sono indice di comportamenti “barbarici” purtroppo sempre più frequenti (E HO DETTO BARBARICI PER NON DIRE FASCISTI). Anzi, già che ci sono mi scuso per avere attribuito al disimpegno la bacheca vuota: pardon! Non sopporto anche il bigliettino (un foglio di macchina da scrivere) attaccato ad una “madonnina” dell’ENEL nell’aiuola del distributore di carburanti ERG con la foto di Giorgio Ferro e con la scritta “bollito trombato bis”. La trovo molto di cattivo gusto e, se è possibile, ancora più “barbaricamente ignorante” dei danni dell’ubriacone alla bacheca! Sicuramente l’autore del bigliettino è un vigliacco che ha qualche motivo di non voler bene a Giorgio Ferro e non è stato capace di dirgli di fronte quello che pensava: coniglio-fascista!
Avendo assistito ad un paio di spettacoli per bambini (non faccio nomi ma dico i luoghi) in piazza Nina (clown, giocolieri, sputafuoco, fachiri, ecc.) e in Piazza della Stazione (discobaby o karaoke mi pare si chiamasse): alcuni a pagamento, altri gratuiti ma finanziati dagli esercenti della zona, mi è venuto da pensare che certi animatori pensano di avere a che fare con dei cretini invece che con dei bambini. Sarebbe meglio che si aggiornassero e studiassero un pò di più sia in arte dell’intrattenimento che in cultura e psicologia dell’infanzia. Per esempio, in piazza del Comune lo spettacolo di burattini con il burattino che ripeteva ossessivamente la canzoncina popolare “sabato a Camogli, domenica a Zena” era divertente ed intelligentemente coinvolgente e la favola di “Pierino e il Lupo” in piazza Matteotti anche meglio, in entrambi i casi mi è sembrato che si trattasse di seri professionisti. Negli altri casi no, ma non ci si inventa artisti e intrattenitori. E’ necessario studiare arte dell’intrattenimento, cultura e psicologia infantile. Altrimenti capita che una volta i bambini, i genitori e i nonni ci cascano ma poi ti mandano per sempre a quel paese.
FOGLIO QUINDICINALE
4/2006