PENSIERI OZIOSI

DI UN OZIOSO COGOLETESE FORESTO

SAN BERNARDO PATRONO DI LERCA ...

PORTIAMO FORTUNA: NE PARLIAMO…

SAN BERNARDO PATRONO DI LERCA ...

20 AGOSTO - SAN BERNARDO PATRONO DI LERCA…

LE ABBAZIE CISTERCENSI… LE CROCIATE… I CAVALIERI TEMPLARI…

 

San Bernardo di Chiara­valle o San Ber­nardo abate

sono i nomi con i quali è noto Bernard de Clairvaux (1090-1153), teologo e predicatore. Santo già nel 1174, fu dichia­rato Dottore della Chiesa nel 1830. È soprannominato "Doctor Mellifluus" perché le sue parole scorrevano "dolci come il miele". Oltre che di Lerca è patrono della Liguria, di Gibilterra e degli apicultori. Nato da nobile famiglia nel 1090 presso Di­gione, in Francia, fu educato piamente e, nel 1111, scelse la vita reli­giosa tra i Cistercensi, nel mona­stero di Citeaux e, poco dopo, eletto abate del mo­nastero di Clairvaux, guidò i suoi monaci alla pratica delle virtù con la pa­rola e con l'esempio. È considerato uno dei padri fondatori dei monaci Cistercensi.

L’Abbazia di Chiaravalle, come tutte le abbazie cistercensi, è orientata verso la luce sorgente al mattino, verso Oriente. Con le abbazie di Clairvaux e di Chiaravalle San Bernardo fu l'ispiratore dello stile gotico che in seguito avrebbe interessato tutta l'architettura europea. Per volere di San Bernardo nelle chiese anche le pareti dovevano indurre nel modo più semplice ed immediato al pensiero della luce, perché soltanto la luce può rappresentare il divino. La Re­gola cistercense, molto rigorosa, imponeva che fosse eliminato dalle chiese qualsiasi orpello, qualsiasi inutile decorazione, abolite pitture e sculture; la costruzione era concepita come un tutto organico ruotante attorno al chiostro. L’architettura era semplice ma di grande effetto, soprattutto per l’uso della pietra nuda e squadrata, come principale elemento di costruzione e di decorazione.

Il pensiero e l’opera di San Bernardo influenzarono le nascenti congregazioni religioso-militari e posero alcuni fondamenti teorici per le crociate. In particolare, riprendendo il concetto di "guerra giusta", introdotto da Sant'Agostino, Bernardo elaborò la teoria del "malicidio", in risposta alla impossibilità, per un cristiano, di conciliare la guerra non difensiva con la parola di Dio. San Bernardo teorizzava che l'uccisione di un malfattore o di un pagano ostile non deve essere considerata come un “omicidio”, ma come un "malicidio", ovvero come l'abolizione di un male. Il pagano doveva essere eliminato in quanto portatore di un Male assoluto e irredimibile, ma restava degno di amore per la sua umanità. Uccidere un infedele diventava un servizio meritevole reso alla causa divina. Diceva: "Il Cavaliere di Cristo uccide in piena coscienza e muore tranquillo: morendo si salva, uccidendo lavora per il Cristo". Col suo immenso prestigio, fu tra i principali artefici del rinnovamento spirituale del XII° secolo e ispirò la regola della Congregazione dei Cavalieri templari. Nel 1134, su incarico ufficiale del Papa, predicò la 2° crociata. Nei Cavalieri Templari Bernardo vide lo strumento per la difesa di Gerusalemme, ma soprattutto il mezzo che avrebbe reso possibile cristianizzare gli ideali cavallereschi. Infatti i masnadieri che, in passato, avevano utilizzato la crociata per arricchirsi e conquistare sviluppavano solo la mondanità/materialità e non avevano nulla del cristianesimo. Ben diversa sarebbe stata, invece, la situa­zione, se si fossero creati nuovi sodalizi religiosi addestrati secondo i suoi insegnamenti. San Bernardo rifletteva: "è necessario lo sfarzo dei nobili cavalieri, per correre contro la morte con lusso e spreco affrontandola con impudente stupidità? Sono necessarie solo 3 cose: abilità, prontezza e cir­cospezione: abilità nel cavalcare, prontezza nel colpire, circospezione nel guardarsi quando ci si recasse in terre e fra genti sconosciute". I cavalieri poi erano abituati, constatava Bernardo, a combattere le guerre per odio mentre avrebbero dovuto prendere le armi solo per il Signore e non avrebbero dovuto temere di commettere peccato nell'uccidere i nemici e di dannarsi morendo in battaglia. La morte data e ricevuta nel nome di Cristo non comportava peccato e procacciava vera gloria. Il cavaliere punitore di un infedele era il vendicatore di Dio e il difensore dei cristiani. La morte così dispensata era un guadagno per il Signore, quella ricevuta una conquista personale. La 1° crociata era stata caratterizzata da gravi atti di violenza da parte dei crociati, lontani dagli ideali della cavalleria e da quelli cristiani. Un esempio della ferocia dimostrata nella 1° crociata fu l'eccidio compiuto nella conquista di Gerusalemme dove i crociati massacrarono l'intera popolazione (tra 40 e 70.000 persone). Proprio il disordine dimostrato da queste milizie, la loro condotta e la difficoltà nell’organizzazione dell'esercito, spinse alla creazione di ordinicongregazioni militari su base monastica (cavalieri cristiani), in pratica dei veri e propri monaci (con relativo ordine) addestrati alla “guerra santa”. Questi monaci furono destinati alla stabile difesa dei luoghi santi e di quanti vi abitavano. San Bernardo da Chiaravalle tradusse l'idea in azione concreta con la decisione e l'impeto che gli erano consueti e nacquero allora diversi ordini congregazioni. In particolare:

 i Cavalieri Ospitalieri (poi di San Giovanni, di Rodi e di Malta): sostanzialmente monaci (benedettini) divenuti cavalieri cristiani (detti anche cavalieri giovanniti). La loro base era l'ospedale di San Giovanni in Gerusalemme;

i Cavalieri Templari: cavalieri cristianizzati da San Bernardo (cistercensi). La loro base era nella moschea di Al-Aqsa presso il Tempio di Salomone in Gerusalemme;

i Cavalieri Teutonici: Nobili Cavalieri Tedeschi. Papa Celestino diede loro la regola monastica di Sant'Agostino;

i Cavalieri del Santo Sepolcro: organizzati da Goffredo di Buglione, dovevano obbedienza al Patriarca di Gerusalemme e seguivano la regola di Sant'Agostino. La loro sede era situata presso la Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme.

Tutti questi cavalieri vennero chiamati Cavalieri Gerosolimitani (di Gerusalemme). I più noti furono i Templari il cui nome ufficiale era: Ordine dei cavalieri poveri di Cristo, o dei cavalieri del tempio di Salomone e perciò più brevemente Templari. La congregazione si sviluppò nel 1119, a partire da un piccolo gruppo di 9 cavalieri capeggiata dai francesi Ugo des Payens e Goffredo di Saint Omer. I Templari ottennero l'approvazione papale, e nel 1128 al Concilio di Troyes fu stabilita per loro una regola, redatta da San Bernardo ed ispirata alla regola cistercense. Dai "fratelli" Cistercensi, i Templari ereditarono anche il colore del loro mantello: bianco. L'uniforme era composta infatti da un mantello bianco, arricchito da una croce rossa sul petto e sulla spalla destra. I quartieri generali rimasero a Gerusalemme fino alla riconquista musulmana della città nel 1187, dopodiché furono trasferiti ad Antiochia, Acra, Cesarea e infine a Cipro. Nel traffico di denaro e merci dall'Europa alla Palestina, i Templari svilupparono un efficiente sistema bancario del quale cominciarono a servirsi nobili e regnanti europei. I cavalieri accumularono così immense ricchezze che suscitarono, col tempo, invidie profonde e brame di conquista. Con il fallimento delle ultime crociate, tuttavia, il compito istituzionale dei Templari ebbe termine e l'opinione pubblica iniziò a giudicarli causa della sconfitta crociata. Nel 1307 il Re di Francia, con l'aiuto del Papa, fece arrestare il gran maestro dell’ordine e quasi tutti i templari di Francia con l'accusa infamante di sacrilegio e di satanismo, condannandolo poi al rogo, insieme ai suoi ufficiali. L'ordine venne soppresso nel 1312 e tutti i suoi beni vennero assegnati ai cavalieri Ospitalieri o confiscati dal re di Francia o dal re d’Inghilterra, che aveva, nel frattempo, sciolto l’ordine-congregazione anche nel suo regno.

 

I FUOCHI ARTIFICIALI DI S.LORENZO ERANO BELLISSIMI… …VIVA L’ASSESSORE AI FUOCHI ARTIFICIALI ! ! !

E ANCHE QUELLI DI SAN BERNARDO A LERCA……VIVA L’ASSESSORE AI FUOCHI ARTIFICIALI ! ! !

…SPERIAMO CHE LO SIANO ANCHE QUELLI DI SANT’ERMETE A SCIARBORASCA

 

Walter Veltroni è un cultore delle “notti bianche” sarà perché è a Roma e proprio a Roma il grande poeta Giovenale scrisse nella sua opera “Satire” che la plebe si mantiene imbelle pascendola e offrendogli spettacoli gladiatori e corse: “panem et circenses”. Giovenale fu un grande autore satirico: amava descrivere l'ambiente in cui viveva, in un'epoca nella quale chi governava si assicurava il consenso popolare - un po' come, secondo alcuni sociologhi, accade anche oggi - con elargizioni economiche e con la concessione di svaghi a coloro che erano governati (in questo caso le attività circensi che si svolgevano negli anfiteatri come il colosseo).

La capogruppo di “Tutti per Cogoleto” nel suo primo discorso in Consiglio Comunale (dovendo giustificare la vittoria di Zanetti e la sua sconfitta) ha citato studi sociologici secondo i quali chi è al potere più facilmente lo rinnova, per una serie di vantaggi “di ruolo” (far piaceri, dare concessioni, ecc.). Non che questo c’entri, ma insomma.

Letteralmente “panem et circenses” sta per "pane e giochi" e rap­presenterebbe la formula del benessere popolare e quindi politico: distribuzione di generi alimentari, bagni e terme pubbliche, spettacoli di gladiatori e belve esotiche, corse coi carri, competizioni sportive e rappresentazioni teatrali di ogni genere. Un vero strumento in mano agli Imperatori per sedare i malumori po­polari e garantirsi il consenso.

Del resto è noto che, nel primo dopoguerra in Italia, i timori per sommovimenti popolari a seguito dell’attentato a Togliatti furono sventati grazie alle vittorie di Coppi e Bartali al Tour de France.

Ettore Petrolini (Roma, 1886-1936), grande attore comico teatrale e cinematografico, rappresentava Nerone nel ruolo di imperatore che si “compera” il popolo con spettacoli e parole difficili. Ecco un brano del famoso atto unico dove Petrolini interpreta appunto Nerone che calma il popolo dopo l’incendio di Roma. …NERONE: Stupido... Ignobile plebaia! Così ricompensate i sacrifici fatti per voi? Ritiratevi, dimostratevi uomini e domani Roma rinascerà più bella e più superba che pria...   VOCE (Da dietro): Bravo!   NERONE: Grazie. (Rivolgendosi a Egloge e a Poppea) E' piaciuta questa parola... pria... Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona... Ora gliela ridico... Più bella e più superba che pria.   VOCE (d. d.): Bravo!…  …NERONE: Domani... Domani... Domani... quanti ne abbiamo... Domani ne abbiamo... saranno fatte grandi distribuzioni di vino, di olio, di pane e di sesterzi... Panem et circentibus...   VOCE (d. d.): Panem et circenses!   NERONE: Cacchibus... C'è uno che parla bergamasco...

20 agosto San Bernardo - festa patronale di Lerca e della Liguria

 (con Fiera del bestiame a Sciarborasca) e

28 agosto Sant’Ermete - festa patronale di Sciarborasca,

 i soldi a disposizione per i fuochi artificiali sono, come sempre, pochi pochi pochi, ma tant’è: panem et circenses! Fuochi a Lerca e fuochi a Sciarborasca!

Colgo l’occasione per dare una definizione-descrittiva dei fuochi artificiali 2006 di San Lorenzo: erano dei fuochi diesel di grossa cilindrata! Sono cominciati lenti e ogni due o tre fuochi colorati c’era un botto buio e, man mano, le pause si allungavano ed aumentavano i fuochi colorati, di più di più, sempre di più. Ecco: diesel di grossa cilindrata e didattici perché il botto al buio serviva a spiegare che, prima e dopo di lui, i fuochi erano diversi e stavano aumentando di intensità. Però poi quando si sono scaldati sono andati molto bene e ci siamo proprio divertiti. E allora “Viva l’Assessore ai fuochi artificiali: Viva Giorgio Bisio!!!”. I gestori dei bagni e dei pubblici esercizi, con i quali ho parlato, mi dicono tutti che si da un gran da fare ma di soldi ne ha pochi: infatti è per quello che lo chiamo “scherzando” l’assessore ai fuochi artificiali: è l’unica voce di bilancio seria che ha a sua disposizione anche se lui è assessore alla cultura, allo sport e al turismo e anche ai gemellaggi internazionali. Per il momento “panem et circenses” ma più in là vedrete che roba (ma è tutto segreto o quasi – ecco, qui di seguito, quello che sono riuscito a sapere).

Con la formazione della nuova giunta comunale, Cogoleto ha attualmente e finalmente un suo assessore alla cultura, dopo anni in cui per tale ambito era prevista solo una delega. La coalizione “Uniti per Cogoleto” ha infatti condiviso l’impostazione socialista di raggruppare cultura, sport e turismo ed il Sindaco ha attribuito a Giorgio Bisio queste deleghe e, proprio in questo periodo, l’Assessore, con i suoi collaboratori, sta rielaborando l'indirizzo che ca­ratterizzerà in particolare il settore della cultura, ma anche sport e turismo, secondo gli orientamenti del programma di coalizione. Le notizie che seguono sono frutto di un paio di chiac­chierate estive (niente di serio). Bisio parte dal presupposto che ci sono due modi di intendere la cultura in paese: uno che viene imposto ed uno che deriva da una proposta motivante. Al primo non si può sfuggire, perché è legato alla formazione scolastica ed è, solitamente pur­troppo, più nozionistico, mentre per il secondo intervengono interesse e ricerca personali di molte persone, cittadini e non, instillati dall’istituzione scolastica, quando funziona, o per reazione al nozionismo, quando funziona meno. Nei rapporti tra il Comune e la Scuola il Comune dovrebbe impegnarsi ancora di più di quanto fatto finora nello stabilire rapporti collaborativi (ma come nei rapporti amorosi bisogna essere in due). Per esempio, se il nostro Istituto Comprensivo organizza un incontro con un autore per i ragazzi, bisognerebbe studiare il modo per ampliare l'evento anche a tutta la cittadinanza... e naturalmente vale anche il processo contrario, quando è il Comune a promuovere iniziative. L'assessorato non può e non deve essere un tuttologo dominante, deve piuttosto essere un punto di coordinamento ed organizzazione delle risorse e delle idee che si rendono disponibili. Le iniziative culturali, in questa stagione estiva, sono state proposte in modo integrato alle iniziative turistico-ricreative, quasi sempre con il contributo economico ed organizzativo di operatori commerciali (che vanno perciò ringraziati) e la sinergia tra gli ambiti sarà estesa l’anno prossimo anche alle attività sportive ed all’uso degli impianti di cui Cogoleto è relativamente ricca. Quest’anno l’amministrazione si è insediata quando ormai la stagione turistica era avviata ed anzi è da ringraziare l’Assessore uscente Aldo Grasso per l’impegno con cui ha portato a compimento le iniziative già programmate in precedenza. Antonio Calcagno, ben noto funzionario comunale, si dimostra soddisfatto della novità dell’accorpamento delle deleghe che permette una migliore organizzazione e costituisce un riferimento certo anche per il lavoro degli uffici. Oltre alla collaborazione con le varie realtà culturali e le associazioni di volontariato, Antonio Calcagno si occupa, con molta passione, della valorizzazione della figura di Cristoforo Colombo. Il Comune è attento e spesso presente ai convegni ed alle manifestazioni inerenti il navigatore. L’impegno è quello di dare continuità e sempre maggiore rilevanza a questo argomento e di arricchire l’arredo degli ambienti di rappresentanza del Palazzo Comunale “Rati” con documenti e oggetti dedicati alla famiglia Colombo e di rilevanza storica. L’Ufficio Cultura intrattiene contatti, in Spagna, con l'Archivio della Corona di Aragona a Barcellona e con l'Archivio storico di Madrid per l'acquisizione di documenti in copia che riguardano diversi aspetti della vicenda colombiana. Dopo l'incontro "I Colombo di Cogoleto al Consiglio delle Indie per l'eredità dell'Ammiraglio", tenutosi il 12 maggio scorso, si lavora ad un possibile convegno in ottobre, sempre che arrivino i finanziamenti necessari. L’Ufficio Cultura è anche molto sensibile alla cultura musicale. Il 2 settembre ci sarà il primo concerto della IV° edizione dell'Autunno musicale che il Comune realizza con la Direzione Artistica del Maestro Fancello e con il contributo economico determinante della Compagnia di San Paolo: si tratterà di un concerto jazz in piazza della Chiesa. La cattiva manutenzione della Chiesa dell’ex-OPP di Pratozanino ha deteriorato le opere del pittore Gino Grimaldi (un pittore degente che aveva anche decorato in modo eccellente le pareti della Chiesa di lassù). E’ un obiettivo importante restaurare le opere che si sono salvate e ricollocarle decorosamente a Cogoleto. Ora sono presso la Soprintendenza ma vorremmo che fossero al più presto esposte, anche provvisoriamente, nell'Oratorio di San Lorenzo per poi trovare una decorosa sistemazione definitiva a Pratozanino. Perché non negli spazi pubblici del futuro Villaggio Olimpico?

FOGLIO QUINDICINALE

3/2006

Di A.Cereda                                                                                 Prodotto in proprio