La seconda edizione della Mostra “La pesca - Attrezzi ed immagini dei pescatori di un tempo” non è stata la solita e rigorosissima esposizione di oggetti venuti dal passato: è stata soprattutto una riuscitissima rassegna delle persone che abitavano la Cogoleto di un tempo, una Cogoleto che non c’è più e di cui oggi restano solo poche e disperse tracce. L’ha allestita ancora una volta Antonio Calcagno, che anche in occasione della prima edizione l’aveva perfettamente inserita nella suggestiva ambientazione della Loggia dei Cavalieri di via Pestalardo. L’esposizione, che è rimasta aperta al pubblico dal 19 novembre al 14 dicembre, è nata da un ampliamento della precedente edizione, ed è stata realizzata con il contributo del Comune di Cogoleto (che ha fornito documenti provenienti dal suo Archivio Storico) e con quello dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova. Numerose sono state le persone che l’hanno visitata (e che hanno poi firmato il libro delle presenze) così come numerose sono state le visite delle scolaresche: molte le curiosità da parte dei ragazzi, alle quali il preparatissimo curatore ha sempre risposto con entusiasmo e dovizia di particolari. Il successo dell’iniziativa ha indotto il sindaco Attilio Zanetti, durante la cerimonia di inaugurazione del 23 novembre, ad auspicare che la mostra possa trovare al più presto uno spazio espositivo permanente: auspicio ripetuto poi da Maria Cristina Castellani, assessore alla Cultura della Provincia di Genova, anche lei presente e anche lei visibilmente soddisfatta del risultato finale ottenuto. |
Organo Associazione Culturale COQUOLITHOS Torre dello Scalo, Cogoleto (GE) Anno 14 N° 75 Dicembre 2005 DISTRIBUZIONE GRATUITA www.cogoleto.info/cogoletonews e mail: cogoletonews@tiscali.it WebMaster: duebi |
LA MOSTRA DELLA PESCA COGOLETESE
“La pesca - Attrezzi ed immagini dei pescatori di un tempo” è una mostra che mette in primo piano le persone. Lo si capisce guardando le tante fotografie appese ai muri intonacati a grezzo, e i numerosi oggetti salvati dall’usura del tempo: perché sono proprio le figure dei pescatori di un tempo a riemergere attraverso i loro attrezzi, attraverso il racconto silenzioso e muto di una fotografia. Uno dei personaggi più suggestivi dell’intera mostra è la Marinìn, una venditrice ambulante che molti ancora ricordano: per richiamare l’attenzione delle massaie gridava “pesci, donne!”. Si chiamava Maria Giusto, e andava su e giù per le vie del paese con il suo carretto: la bilancia dove pesava i pesci che riusciva a vendere è esposta proprio sotto la sua foto, e anche per questo pare proprio di sentirla ancora gridare. In un angolo c’è l’arpione per la pesca del pescespada, e appena sopra la foto di Nicola Ruello detto Sicilia, che pur non essendo nativo di Cogoleto, qui era riuscito ad introdurla con discreto successo. In un pestello ecco i pezzi di corteccia di pino d’Aleppo, opportunamente sminuzzata, che ai tempi veniva usata per tingere le reti: questa operazione permetteva alle reti di consumarsi meno e di resistere più a lungo al salino. Si riempiva d’acqua un calderone e la si faceva bollire per un paio d’ore insieme alla corteccia del pino: una volta sciolti i pezzetti di corteccia, le reti che venivano via via immerse nell’acqua assorbivano la tinta. Le fotografie di allora rendono testimonianza anche di questo piccolo rito collettivo: era un rituale che certamente impegnava diversi pescatori, ma al quale partecipavano soprattutto gli abitanti del paese, magari anche solo per curiosità. Allo stesso modo, era vissuto come un piccolo evento il ritorno delle barche dei pescatori: sulla spiaggia familiari ed amici attendevano il loro ritorno, e una volta messa a terra la rete, erano in molti quelli che per alcune ore si impegnavano a togliere il pesce dalle maglie. C’è una fotografia molto conosciuta che ritrae una folla incuriosita di bambini attorno ad una barca, con le reti ancora piene di acciughe: il tipo di rete immortalato dalla foto veniva chiamata Menaide (manate), era una rete liscia utilizzata soprattutto durante il periodo estivo, e poteva essere alta da dodici a venti metri. Andava immersa verticalmente ma non doveva toccare il fondo, e per questo aveva molti galleggianti di sughero che le permettevano di non andare giù: utilizzare questa tecnica non era semplice, perché una volta calata in mare, la rete veniva |
IL TETTO DELLA CHIESA UNA GARA DI SOLIDARIETA’
Ad un anno dalla terribile bufera che ha scoperchiato il tetto della nostra parrocchia, il bilancio che ne risulta è più che positivo: è stata una vera gara di solidarietà! Tutto il paese si è mobilitato: dai singoli cittadini ai pubblici amministratori, alle associazioni, alle ditte, ai numerosi villeggianti estivi che frequentano la nostra parrocchia. Insomma l'appello lanciato dal parroco don Danilo la Notte di Natale è stato accolto e la risposta è stata generosa. Il Comitato per il Tetto, subito costituito, ha lavorato con alacrità (a oggi sono state trenta le riunioni fatte!) proponendo iniziative, lotterie, pesche di beneficenza, mercatini, concerti, rappresentazioni teatrali a cui i cittadini hanno aderito, partecipando numerosi. La raccolta ha raggiunto nei primi giorni di dicembre i 170.000 euro! Vogliamo ringraziare tutti: dalla Compagnia Dialettale Don Bosco di Varazze e dal Gala che ci hanno fatto passare due allegre serate con le loro commedie in dialetto genovese, dagli scout alla Cantoria Parrocchiale e agli insegnanti di musica della scuola media locale, agli Alpini che ci hanno offerto bellissimi e seguitissimi concerti, dalla Banda Bassotti con le sue gustose focaccette, al CIF, dalla Confraternita di San Lorenzo che è stata veramente generosa, al Centro della Terza Età, dalle Associazioni Coquolitos, Nocciola, Club Velico, Avis, Olivo Vivo al raggruppamento politico dei Democratici di Sinistra, al circolo La Margherita, a gruppi spontanei quale quello di Pratozanino; è stato tutto un fiorire di iniziative per ridare un tetto alla nostra chiesa. Speriamo di avere ringraziato veramente tutti! Molto bene sono andate sia la cena presso il ristorante Gustin che ha predisposto uno squisito menù per cento commensali, che la |
trasportata dalle correnti, e quindi i pescatori dovevano restare svegli tutta la notte per non perderla di vista, magari riposandosi a turno rannicchiati sul fondo della barca. Solo di primo mattino un pezzo di rete veniva tirato su per controllare se la pesca era stata fortunata, e solo a giorno fatto si ritornava a casa : forse anche per queste difficoltà la pesca con le manate è stata poi sostituita dalla pesca con la lampara, che utilizzava una fonte luminosa per attirare il pesce. E’ comunque dimostrato che la pesca era un’opportunità lavorativa secondaria per gli abitanti di Cogoleto, che erano impegnati in altre attività, più sicure e meglio remunerate: veniva praticata saltuariamente, per integrare lo scarso reddito di una famiglia o in mancanza di un altro lavoro, magari nei momenti di crisi delle attività industriali o nei difficili periodi della guerra. La conformazione prevalentemente rocciosa dei fondali limitava l’esercizio della pesca, perché le reti di cotone restavano impigliate nelle asperità e venivano danneggiate: insomma, la quantità di pescato non era elevatissima. C’era però qualche tipo di pesce che veniva tirato su in quantità così abbondanti da non poter essere smerciato tutto a Cogoleto: è il caso dei lussi o cicerelli che venivano pescati con la sciabica (o rastellu). Le eccedenze venivano messe in ceste e quindi portate in stazione per essere caricate sul treno: in questo modo arrivavano nei paesi dell’entroterra e del Piemonte, e lì venivano rivenduti sul mercato. La pesca dei lussi pare che fosse redditizia: un documento del 1819 testimonia una richiesta inoltrata da un pescatore al sindaco di Cogoleto, in cui si arriva ad offrire trentacinque lire per ottenere il diritto esclusivo di pescare in una zona di mare che ancora oggi è conosciuta come Caa di lussi (perché a quei tempi erano dei pescatori varazzini ,provenienti dai Piani d’Invrea, che si erano assicurati il diritto di pescare a Cogoleto, con offerte di denaro a favore della Cappella di San Sebastiano). La pesca con la sciabica consentiva anche di pescare i bianchetti, che a quanto sembra erano molto meno cari di quanto non siano oggi: nel Listino dei prezzi massimi all’ingrosso e al minuto, pubblicato nel 1944, non ci sono alcune specie ittiche come il branzino o i cicerelli, ma è chiaramente indicato il prezzo dei bianchetti, che era molto contenuto proprio perchè era possibile pescarne grandi quantità.
Notizie tratte dal libro: “Block notes” di Antonio Calcagno, Cogoleto, 2001 Diego |
lotteria di cui sono stati venduti ben diecimila biglietti, sia la pesca di beneficenza chiusa in anticipo perché siamo rimasti letteralmente senza più un oggetto disponibile, che la vendita delle stelle di Natale e il mercatino. Vogliamo segnalare anche le iniziative di alcuni alunni come quelli della IV elementare sez.A e di alcune ragazzine e ragazzini che hanno improvvisato piccole lotterie e banchetti sulla spiaggia o lungo la passeggiata: anch'essi hanno offerto il loro piccolo gruzzolo facendosi ammirare per la generosità e lo spirito di iniziativa. Ma non è finita: -per la festa dell'Immacolata e le domeniche successive riprenderà la vendita delle stelle di Natale, -lunedì 12 alle ore 20 ci sarà una "Pizza Insieme" alla pizzeria Lo Scoglio il cui incasso andrà tutto alla Parrocchia, -il 30 dicembre un concerto alle ore 21 offerto dalla Cantoria Iacopo da Varagine nella chiesa parrocchiale e poi … -una mostra di fotografie di Cogoleto di un secolo fa sia di edifici che di persone: il parroco ha trovato una serie bellissima di foto le cui copie saranno messe in vendita e molti potranno sia vedere Cogoleto com'era sia trovare i volti …dei propri antenati! Ci siamo insomma sentiti una vera famiglia, una comunità che trova nella Chiesa un punto di riferimento importante e insostituibile, che nella chiesa non vede solo un edificio ma la Casa Comune: in un'epoca in cui trionfano relativismo, menefreghismo, indifferenza, Cogoleto ha dimostrato spirito di solidarietà, generosità, altruismo. Il che non è poco: consoliamoci!
Comitato per il rifacimento del Tetto |